In Italia il cibo è molto di più di semplice condizione alimentare ma in tantissimi casi fa parte del contesto culturale come poche altre cose, in quanto si tratta di un fattore che spesso porta a vere e propri litigi quando le varie abitudini alimentari si “scontrano”. Anche se la quasi totalità del cibo italiano sono considerate molto diversificate, alcuni tipi di prodotti alimentari come i salumi spesso sono portati ad essere considerati poco salubri se non addirittura fare male in senso specifico.
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Ma non tutti sono uguali, diversi portali hanno fatto delle vere e proprie classifiche evidenziando quali sono da evitare, in modo specifico se il consumatore soffre di condizioni mediche specifiche.
Il salume nella sua condizione generale definisce una qualsiasi tipologia di carne lavorata che viene posta, a seguito di una preparazione molto specifica, e spesso legata a produzioni locali, gli ingredienti ad essere disposti in una forma di essiccatura per essere poi venduti affettati. I salumi sono spesso concepiti come prodotti da consumare saltuariamente perché si tratta quasi sempre di lavorazioni di carne lavorate, in alcuni casi rientrano nella categoria in generale gli affettati ma i veri salumi sono quelli che presentano una miscelazione di pezzi di carne selezionati che poi sono portati quasi sempre alla cottura (eccezion fatta per il prosciutto crudo e la bresaola), alla speziatura ed alla salatura.
Quelli sicuramente più potenzialmente dannosi per l’organismo sono le varietà che presentano un contenuto di colesterolo e di grassi sensibilmente elevato che nel caso di personalità che già soffrono di pressione alta, colesterolo alto e tendenze di glicemia elevate sono anche potenzialmente debilitanti. Dal punto di vista del contenuto ci sono tra i salumi meno salubri il prosciutto crudo, i vari tipi di salame in particolare quelli particolarmente stagionati, poi la salciccia, il prosciutto cotto e lo speck, in ultimo la bresaola che spesso risulta essere una variante accettata anche per vari nutrizionisti.
Il consumo dei salumi viene spesso proibito dai dietologi e dai nutrizionisti, ma un organismo in salute può senz’altro consumarne in quantità moderate seppur non tutti i giorni, ad esempio circa 50 – 80 grammi alla volta di salame, magari non eccessivamente speziato e stagionato corrispondono a qualcosa di gestibile da parte dell’organismo. Come spesso viene fatto notare, il singolo alimento difficilmente è pregiudicante nell’utilizzo, ed anche i salumi ricchi di grassi possono rientrare nella dieta se assunti responsabilmente. Quindi, è importante fare attenzione alla quantità e alla frequenza di consumo dei salumi, evitando quelli più grassi e ricchi di colesterolo.
In conclusione, i salumi possono fare male se consumati in eccesso o se si sceglie di mangiare quelli con un alto contenuto di grassi e colesterolo. È sempre consigliabile consultare un professionista della salute prima di apportare grandi cambiamenti alla propria dieta, specialmente se si hanno condizioni mediche preesistenti. Scegliere salumi più leggeri e consumarli con moderazione può essere una scelta più salutare per il proprio benessere generale.